L’Italia cresce nel campo del digitale e scala la classifica europea guadagnando due posizioni (dal 20° al 18° posto). È questo il dato evidenziato dall’ultimo rapporto DESI, il Digital Economy e and Society Index, che annualmente monitora i risultati ottenuti dai Paesi membri dell’Unione Europea nei campi economico-digitali.
Quattro sono i parametri messi in evidenza, che partecipano nell’attribuzione di questa posizione. Si tratta del capitale umano, della connettività, dell’integrazione delle tecnologie digitali e dell’offerta dei servizi pubblici digitali.
Con un punteggio di 49,3 l’Italia resta tuttavia ancora al di sotto della media europea, pari a 52,3. Un dato fondamentale, in quanto il Paese – essendo la terza potenza economica in Europa per dimensioni – dovrà essere una delle forze trainanti per raggiungere gli obiettivi del decennio digitale per il 2030.

Come è evidenziato nel report: “L’Italia sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti”. Eppure, la trasformazione digitale sconta ancora varie mancanze cui è imperativo porre rimedio quanto prima.
Di primaria importanza in questo proposito saranno i fondi del Piano per ripresa e la resilienza (il più cospicuo in tutta Europa con 191,5 miliardi di EUR, dove il 25,1% di tale importo è destinato alla transizione digitale) che potranno essere spesi per accelerare il “passaggio al digitale” di tutto il Paese. Il Piano in questione sarà molto utile anche per quanto riguarda la competenza digitale media dei cittadini italiani, in forte crescita, ma che vede ancora la maggior parte della popolazione totalmente carente di tali skill.
Come evidenziato dal DESI, infatti: “La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’UE e le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di iscrizione e laurea nel settore delle TIC. Se si desidera che l’UE consegua l’obiettivo del decennio digitale in termini di competenze digitali di base e specialisti TIC, è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali”.
Nel complesso, migliora anche la situazione per la maggior parte delle PMI italiane. Il 60% di queste ha infatti raggiunto almeno un livello di base di intensità digitale. Nello specifico, è aumentato di molto l’utilizzo dei servizi cloud ma si è ancora molto carenti per quanto riguarda l’utilizzo di altre tecnologie cruciali, come i big data e l’intelligenza artificiale.
Dei dati assolutamente confortanti, che ripagano l’impegno degli ultimi governi nello spronare la crescita del digitale, ma che mettono anche in evidenza come gli italiani debbano ancora impegnarsi molto e a lungo per compensare il “digital divide” che li separa dai vicini degli altri Stati europei.