Vera pelle, un materiale più sostenibile di quanto si pensi

La vera pelle, un made in Italy conosciuto ed esportato in tutto il globo, è ancora sinonimo di opportunità per molte imprese. Oggi, a differenza di quel che si possa pensare, questo materiale è anche un grande rappresentante dell’ecosostenibilità e dell’economia circolare, due leve imprescindibili e delle opportunità comunicative per quelle imprese che hanno a cuore l’ambiente e non vedono l’ora di comunicarlo.

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Sono molte, oggigiorno, le alternative alla pelle in commercio. Da quella totalmente sintetica fino a quella realizzata utilizzando parti di ananas e addirittura cactus, l’etica e l’ambientalismo hanno cercato di premere l’acceleratore sulla realizzazione di un tessuto in grado di rispondere all’elevata richiesta di qualità da parte non solo del settore della moda, ma anche quello delle automotive e di tutti gli altri complementi che prevedano l’utilizzo di pelle.

La ricerca di “pelle vegana”, è un trend in continua crescita, e anche per questo molte aziende stanno cercando di adeguarsi al nuovo mercato… e alla nuova moda. L’obiettivo per i brand è sempre lo stesso: fare leva su un pubblico sempre più attento e informato alle tematiche ambientali, comunicando attraverso ogni canale aziendale, quanto la società sia a sua volta erudita sull’argomento.

Tuttavia, le imprese più attente all’ambiente hanno già cominciato a porsi una domanda fondamentale: l’eco-pelle è davvero più sostenibile della vera pelle?

La domanda ha indubbiamente creato degli schieramenti molto solidi e in contrapposizione. Il dato veramente interessante, tuttavia, è che molti brand hanno deciso di continuare a lavorare la pelle “alla vecchia maniera”, concentrandosi – tuttavia – sull’utilizzo di pelle non derivante da animali uccisi, ma proveniente dagli scarti di produzione, enormi, delle macellerie e riducendo – al contempo – le emissioni di CO2 ai minimi.

Particolarmente interessante è la posizione di UNIC, l’Unione Italiana delle Concerie, che ha deciso di puntare tutto sul riciclo e l’utilizzo dello “scarto” dell’industria alimentare della carne. Tramite l’utilizzo di pelli grezze (che altrimenti sarebbero andate distrutte, inquinando), prodotte in conseguenza alla macellazione, è possibile realizzare prodotti in vera pelle che non prevedano l’uso di sostanze tossiche e nocive per l’ambiente e l’uomo, come è invece previsto – in moltissimi casi – nel trattamento delle “pelli vegane”.

Non per niente, uno degli slogan dell’associazione è proprio “Recuperiamo le nostre pelli dalla filiera alimentare“, frase al centro della campagna di sensibilizzazione che UNIC ha realizzato per contrastare le fake news circa l’uccisione di animali da parte delle concerie italiane.

Per sfatare un altro mito, basti pensare che all’interno della pelle vegana c’è in realtà un elevato quantitativo di plastiche e il suo deperimento è molto più veloce rispetto alla pelle naturale. Non per niente moltissime persone considerano ancora oggi la vera pelle come un investimento.

Convita sostenitrice di quella che viene definita “economia circolare della pelle” è la presidente di UNIC, Fulvia Bacchi, che in un’intervista al Corriere della Sera affermava: “Finché ci sarà l’industria della carne, si dovrà recuperare le pelli. Anche questa è economia circolare. Se non le recuperiamo noi, che fine farebbero? Bruciate o nelle discariche. Che impatto avrebbe sull’ambiente?”.

Per scoprire come lavorano al meglio per raggiungere il traguardo dell’ecosostenibilità abbiamo selezionato un gruppo di concerie italiane che hanno deciso di fare del riciclo e dell’economia circolare il loro marchio di fabbrica.

Gruppo Dani

Questa società vicentina è una conceria a ciclo completo che produce pelli per tutti i settori. Tutti gli stabilimenti produttivi sono localizzati ad Arzignano (Italia), per garantire controllo, qualità e affidabilità dei prodotti e processi produttivi. Della sostenibilità hanno fatto un vero marchio, tanto da inserire la frase “Sustainable leather” nel loro logo. “Oggi la sostenibilità è un impegno e un dovere di tutti. Noi abbiamo intrapreso questo viaggio da oltre dieci anni per senso di responsabilità verso il territorio e le generazioni future”, afferma lo stesso CEO Giancarlo Dani.

Potete osservare i loro standard qualitativi e la loro attenzione per l’ambiente nel minisito del gruppo a questo indirizzo.

BCN Concerie

BCN Concerie crede fermamente nel concetto di qualità: dalla selezione pregiata della materia prima al costante impegno nell’innovazione eco-sostenibile e di design. Per questo l’azienda lavora per nobilitare gli scarti dell’industria alimentare, trasformandoli in pellami finiti lisci, morbidi, lissati, verniciati per calzatura, abbigliamento e pelletteria dell’alta moda. In questa pagina del suo sito, BCN Concerie mette in mostra tutto il suo impegno nell’ecosostenibilità.

Conceria Sirte

Come spiega Alessia Tofanelli, di Conceria Sirte: “Il nostro progetto di innovazione sostenibile ha come obiettivo la valorizzazione di un percorso circolare della pelle, da sottoprodotto organico a prodotto organico, a scarto organico”. Anche questa azienda non ha paura di parlare di sostenibilità e, come viene messo in mostra nel suo sito, l’obiettivo costante è quello di ridurre l’impatto verso l’ambiente.

Gruppo Mastrotto

Riduzione del 51% delle emissioni di CO2 e un cuore 100% elettrico. Questi sono solo alcuni degli elementi che rendono il Gruppo Mastrotto un’azienda che vuole mettere l’ambiente al primo posto nei suoi processi produtti. Come spiega la stessa Chiara Mastrotto: “Sostenibilità, prossimo livello è il nostro impegno nei confronti dell’ambiente e nel rispetto delle persone, per costruire un mondo migliore per le nuove generazioni”. Potete scoprirne di più sul loro sito, a questo indirizzo.

Le esperienze delle aziende sopraccitate ci spiegano che, la pelle, quella vera, è in realmente un prodotto ancora in grado di affascinare il mercato e, contemporaneamente, rispondere alle richieste di sostenibilità. L’opportunità che i brand possono sfruttare, quindi, è quella di poter comunicare questo valore aggiunto di un made in Italy conosciuto ancora oggi in tutto il mondo e, allo stesso tempo, fare leva su una fetta di mercato importante, rispondendo alle esigenze di una clientela sempre più attenta alla natura e all’impatto dei prodotto da loro acquistati sull’ambiente, ma anche alla qualità.

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