Ogni volta che apro un social mi sembra di vedere lo stesso video.
Cambia il logo, ma il resto è identico: stessa musica, stesso tono di voce, stessa descrizione scopiazzata da un altro profilo.
Eppure sono brand diversi, settori diversi, obiettivi diversi. O almeno dovrebbero.
Benvenuti nel marketing digitale del 2025.
Dove l’omologazione è la norma e la creatività è un optional.
Tutti “on trend”, nessuno che si ricordi.
Il grande inganno dei numeri
In molte aziende regna una convinzione pericolosa: “Se ha tanti follower, allora funziona.”
Così si affidano a influencer che raccontano locali, brand e esperienze sempre con lo stesso tono, formato e slang finto “genuino”.
Il risultato?
Video anonimi, girati senza un minimo progetto: prendi un volto noto, fagli dire due cazzate, spera che vada virale. Fine.
Testimonial, influencer e il vero problema: aziende senza visione
I testimonial esistono da sempre, e quando sono scelti con criterio, fanno la differenza.
Perché non prestano solo la faccia: prestano valori, visione, coerenza.
Un testimonial diventa parte del brand, lo accompagna, lo rappresenta nel tempo.
Non gira contenuti per chiunque paghi. Non fa lo stesso identico video per pizzerie, centri estetici e negozi di caramelle.
Con gli influencer, invece, è tutto più liquido. Ma non sono loro il male.
Il vero problema sono le aziende che li usano come rattoppi per nascondere un buco ben più profondo: la totale assenza di una strategia.
Aziende pigre che pensano followersia sufficiente fare un video veloce con lui per fare il botto. Senza chiedere un racconto, senza costruire un’identità, solo con l’illusione di una visibilità facile e a basso costo.
Il risultato? Contenuti anonimi, ripetitivi, che spariscono dopo 24 ore, senza lasciare nulla.
Quando tutto è trend, niente è identità
Oggi l’identità di marca è in crisi.
Perché se comunichi come tutti, sei nessuno.
Scrolla tre profili Instagram o TikTok di brand qualsiasi.
Hai la sensazione di vedere sempre lo stesso video, vero?
Cambiano solo il logo e la faccia del creator.
Ma se tutto è trend, niente è memorabile.
E se nessuno si ricorda di te, che cazzo di marketing stai facendo?
L’algoritmo non è una strategia
“Seguiamo il trend, così l’algoritmo ci premia!”
Sì, per un giorno forse.
Ma poi?
L’algoritmo ti dà una botta di visibilità.
L’identità, invece, costruisce fiducia nel tempo.
Essere virali è come ubriacarsi: divertente sul momento, ma il giorno dopo non ti resta niente.
L’attenzione si compra con due soldi.
La fiducia si costruisce con coerenza e contenuti con le palle.
Checklist per non essere l’ennesimo brand inutile
Non si tratta di demonizzare i trend o gli influencer.
Si tratta di tornare a fare scelte consapevoli.
- Trova (e proteggi) il tuo tono di voce
Riconoscibile anche senza il logo. Coerente, autentico, vivo. - Collabora con creator, non solo influencer
Persone che sappiano interpretare il tuo brand. Non solo mostrarlo in un reel da discount. - Costruisci format tuoi
Contenuti proprietari, riconoscibili, unici. Che quando li vedi dici: “Quello è il loro.” - Punta sull’impatto, non solo sulla reach
Non ti serve essere virale oggi. Ti serve essere rilevante domani.
L’attenzione si compra con due soldi. La fiducia si costruisce con coerenza e palle.
La Verità Che Fa Male
Il marketing non è un lavoretto spot.
Non è un contenuto virale ogni tanto.
Non è “facciamoci un video anche noi”.
Il marketing è costruzione di senso.
E oggi, di senso, in giro se ne vede poco.
O sei una voce, o sei solo l’ennesimo contenuto del cazzo.